Matrimoni Gay: galateo, etichetta e bon ton. Le nuove regole dei matrimoni no gender
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Per prima cosa chiedo scusa se parlo di matrimonio gay, come per differenziarlo rispetto agli altri matrimoni.
Per me in un matrimonio contano le intenzioni e l’amore – che non hanno genere – ma, purtroppo, le regole del web impongono l’uso di keyword specifiche per poter essere trovati ed è forse proprio perché ho utilizzato la parola chiave “matrimoni gay” che sei qui e puoi leggere il mio post. Spero non me ne vogliate.
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Il 5 giugno 2016 ha sancito una vittoria importantissima per le lotte a favore dei diritti civili in Italia, l’apertura ai matrimoni tra coppie omosessuali. Seppur con un nome diverso, unione civile.
Entra finalmente in vigore la legge Cirinnà, che riconosce i matrimoni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze di fatto.
La strada è ancora lunga ma va riconosciuto il primo passo concreto, seppur ritardatario e timido, verso la vittoria dei diritti civili in Italia.
Solo nei primi 6 mesi si registrarono centinaia di matrimoni gay.
Il dato che però ho trovato più romantico, e che mi ha sinceramente commosso, è l’età anagrafica degli sposi.
Nella maggior parte dei casi si è trattato di sposi anziani, “giovani innamorati” da più di cinquant’anni che, dopo aver passato tutta la vita a combattere insieme contro l’ignoranza per veder riconosciuti i propri diritti, hanno potuto coronare il proprio sogno: potersi finalmente chiamare, oltre che sentire, una famiglia.
Ma andiamo all’oggetto del post
Come ogni novità, i matrimoni gay si portano dietro tantissimo entusiasmo e qualche incertezza di natura pratica derivante dall’assenza dei ruoli tradizionali sposo-sposa.
Un esempio? Chi arriverà prima? Chi aspetterà chi?
I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono una realtà ancora “troppo giovane” per avere una tradizione sulla quale basare comportamenti, parole, gesti e rituali.
Il che non è un male, ha come pro quello consente di costruire il matrimonio a misura di sogno, ma ha il contro di spiazzare chi si sente rassicurato dalla presenza di schemi e regole da seguire.
I matrimoni simbolici in genere (sia che si tratti di matrimoni omosessuali che eterosessuali) rompono gli schemi tradizionali, costruendo qualcosa di assolutamente inedito, personalizzato ed emozionante che, come tutte le cose che non si conoscono, dividono le opinioni tra chi li adora incondizionatamente e chi ne è spaventato a morte.
Approfondirò sicuramente l’argomento matrimoni simbolici in altri post.
Ho cercato di rispondere ai quesiti di natura pratica più comuni quando si parla di matrimoni gay.
L’importante, come in qualsiasi tipo di matrimonio, è cercare di agire secondo buon senso.
Per il resto, la cosa importante è l’amore.
Questo è uno tra i quesiti più comuni. I matrimoni tradizionali seguono una regola quasi fissa: lo sposo attende la sposa.
Venendo meno la sessualizzazione dei ruoli, in caso di matrimonio tra due uomini o due donne anche la regola crolla, lasciando spazio a nuovi scenari.
Sarà possibile allora che gli sposi facciano il loro ingresso insieme, percorrendo mano nella mano.
Ancora, gli sposi possono decidere di lasciarsi accompagnare da un genitore o da entrambi, da un parente, da uno o più amici, scegliendo autonomamente chi dovrà fare il proprio ingresso per primo o per prima, e chi verrà invece aspettato.
Un ulteriore ipotesi è invece quella di realizzare un doppio percorso con il tavolo cerimoniale al centro.
In questo modo gli sposi faranno il loro ingresso separatamente ma nello stesso momento, cammineranno l’uno verso l’altro guardandosi negli occhi e arriveranno insieme all’altare.
L’outfit ha sempre la sua importanza, soprattutto in un matrimonio. Che si tratti di due sposi o due spose, l’unico limite è la vostra personalità.
Gli sposi possono decidere di indossare classici abiti da cerimonia oppure essere più creativi e fedeli al proprio stile, puntando su spezzati e dettagli colorati.
Ovviamente anche le spose potranno fare lo stesso. Via libera ad abiti classici o ad interpretazioni più personali.
Gli ospiti, come in qualunque altro matrimonio, dovranno attenersi al rispetto dello stile suggerito dagli sposi, che sia informale, casual, boho, elegante e via dicendo.
In mancanza di un dress code specificato andrà benissimo una mise classica ed elegante.
Il matrimonio è un momento irripetibile durante il quale gli ospiti sono chiamati non solo a “festeggiare” a spese degli sposi, ma anche e soprattutto a celebrare il loro amore e ad essere testimoni e supporto nella loro decisione di unirsi l’un l’altro per il resto della vita.
Non si tratta di una pizzata con gli amici, di una birra al pub o di una serata passata svogliatamente con la famiglia durante le feste di Natale.
Queste occasioni hanno la caratteristica di essere “ripetibili”, normali. In questi casi un contrasto, una battutaccia, un cenno di disapprovazione, sono fastidi tollerabili perché facilmente “dimenticabili”.
Possono innervosire, rovinare una serata o due ed essere messi da parte. Accantonati e gettati via. Lasciati affogare nell’oblio a cui sono destinate la gratuita cattiveria e l’ignoranza cieca.
Il matrimonio deve essere indimenticabile.
Gli sposi devono poterne conservare il ricordo come un tesoro prezioso, emozionarsi e sorridere quando lo accarezzano . Questo ricordo va difeso.
Quindi no. Non è necessario invitare ad un matrimonio gay qualcuno che è dichiaratamente contrario ai matrimoni gay.
A meno che la sua assenza non peserebbe sul vostro ricordo più della sua presenza, seppur imbronciata.
E questo consiglio è universale, valido tanto per i matrimoni gay quanto per i matrimoni etero.
Su questo avete pienamente ragione. Purtroppo la cerimonia al comune è asettica. Fredda, impersonale e lontana anni luce da quello che avete sognato.
Il bigottismo italiano si è impegnato a rendere l’unione civile particolarmente glaciale. Dopo aver identificato “le due parti e i testimoni” il celebrante dà lettura dei commi 11 e 12 dell’art.1 della legge 76/2016 (70-quaterdecies DPR 396/2000).
In pratica tutto il vostro amore e i vostri sogni si riducono a poche righe che parlano solo dell’obbligo di assistenza e di coabitazione.
Che è già un bel risultato per l’Italia, ma noi che siamo sognatori, vogliamo qualcosa di meglio.
Bisogna quindi considerare due alternative. La prima è accontentarsi, cercando magari un filo di sensibilità nell’ufficiale di stato civile, che potrebbe essere particolarmente empatico e tanto zelante da sforzarsi di fare qualcosa in più, dedicandovi una poesia o due parole.
La seconda è dar sfogo ai vostri desideri: realizzando una cerimonia simbolica costruita su misura dei vostri sogni.
Bella, coinvolgente, emozionante e completamente personalizzata.
Se non sapete da che parte cominciare, ma l’idea vi entusiasma, scrivetemi. Vi aiuterò a vivere, o anche solo a scrivere, la più bella cerimonia che possiate immaginare.
Nel maggio del 2016, la scelta del cognome comportava una variazione nel dato anagrafico. Una revisione attuata nel marzo 2017 invece equipara la regola del cognome dell’unione civile a quella del matrimonio: il cognome scelto dalla famiglia non implica alcuna variazione anagrafica, ma viene utilizzato solo nel quotidiano per convenzione sociale. Il cognome indicato dalla nuova famiglia comparirà effettivamente solo sull’atto di matrimonio o di unione civile.
Fatta questa premessa, l’unione civile offre la possibilità per la nuova famiglia di identificarsi con lo stesso cognome.
Si potrà scegliere il cognome di uno qualsiasi dei due sposi, oppure si potrà affiancare il cognome dell’altro al proprio. (es. famiglia Rossi, famiglia Bianchi, oppure famiglia Rossi Bianchi, famiglia Bianchi Rossi).
La scelta è lasciata totalmente libera, non ha alcun vincolo né obbligo.
Come sappiamo siamo purtroppo molto lontani dal poter celebrare un matrimonio omosessuale in chiesa.
Per fortuna né i dogmi nè le regole imposti dalla religione vietano la preghiera, mai.
La preghiera è sempre incoraggiata ed accolta.
Se quindi è vero che non potrete avere un matrimonio celebrato in chiesa, nulla vieta di inserire nella vostra cerimonia uno o più momenti legati alla vostra fede, si tratti di letture, di canti o di veri e propri momenti di preghiera.
L’importante è che tutti i protagonisti possano sentirsi a proprio agio.
Se siete due uomini, e volete essere chiamati entrambi “sposo”, non c’è alcun problema. Diversamente, lasciate che ad identificarvi siano i vostri nomi.
Allo stesso modo, se siete due donne ma l’idea di sentirvi chiamare “sposina” vi causa l’orticaria (quanto vi capisco!) o invece siete romantiche e non desiderate altro, fatelo presente e lasciatevi chiamare per nome.
Al momento della dichiarazione di matrimonio, potrete scegliere se essere dichiarati “marito e marito” o “moglie e moglie”.
Ma se vi sembra bizzarro o semplicemente cacofonico, chiedete di essere dichiarati “sposati” o “uniti in matrimonio”.
Se avete deciso di sposarvi e volete prendere in considerazione l’idea di avvalervi del mio aiuto per tutta l’organizzazione o anche solo per parte di essa qui trovate una piccola carrellata dei miei servizi principali. Avete altre idee, scrivetemi, non vedo l’ora di leggerle!
E se l’articolo vi è piaciuto, aiutatemi a crescere con commenti e condivisioni.
Dani xx
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- valeria
"Grazie Danila, è stata una gioia per me conoscerti. Mi resta di te un ricordo straordinario per ciò che hai creato e la sensibilità e il cuore che ci hai messo.
Una professionista dell'anima, del galateo e del savoir-faire. GRAZIE"
"Una professionista dell'anima"
- ilaria
"La mia, anzi la nostra esperienza di sposi con Danila è stata eccezionale, impossibile avere di meglio. Il nostro matrimonio è stato bellissimo, elegante, divertente ed originale anche grazie a lei, e noi ce lo siamo potuti godere al meglio perché sapevamo che lei aveva tutto sotto controllo."
"Classe e professionalità"
- nicole
"Una vera professionista, attenta, precisa, corretta e soprattutto con idee chiare ed originali che ci hanno dato la possibilitá di avere un matrimonio come non si era mai visto prima [...] E le va riconosciuta una dote: nella cerimonia simbolica non ha davvero paragoni nel settore, è la numero uno!"
"Non potevamo scegliere persona piú speciale"
- morena
"Il suo aiuto è stato fondamentale e determinante per la splendida riuscita. È una persona onesta, che si circonda di professionisti altrettanto onesti e capaci, doti apprezzate dalla location, che ha avuto premura di contattarmi post matrimonio per complimentarsi nella scelta della WP e del suo staff. È molto scrupolosa nella realizzazione del progetto, che una volta realizzato, lascia davvero senza parole. Non posso che ringraziarla ."
"La scelta migliore che abbia preso per il mio matrimonio."
- antonella
"Danila è stata la nostra prima scelta, la prima che abbiamo bloccato per il nostro matrimonio. Da subito ci ha sbalordito la sua professionalità, molto sopra la media, che risalta immediatamente. Ci ha poi conquistato con la sua straordinaria empatia. La capacità di rasserenarci e rassicurarci, di dire sempre la parola giusta al momento giusto..."
"Empatia e competenza"
- rosaria
"Danila è una professionista unica e per me è stato un onore conoscerla.[...]Nella mia famiglia sono stata la prima ad essersi sposata non in chiesa e temevo il giudizio di tutti i parenti e amici tradizionalisti e alla fine? Alla fine sono venuti a dirmi che se potessero tornare indietro farebbero la mia stessa scelta e senza dubbio chiederebbero a Danila di raccontare la propria storia. Attenta ai dettagli, nata per rendere magico uno dei giorni più importanti della vita di due persone, nulla le sfugge e nel suo sorriso c'è il sole. Danila è una garanzia e prima di essere una professionista è una bella persona.
"Danila è una garanzia"
- marilena
"...durante tutto questo periodo lei ci ha accompagnato con la sua dolcezza, dandoci forza e coraggio. Quando effettivamente abbiamo iniziato la progettazione del wedding day, lei parlando con noi ha saputo trasformare in realtà tutti i nostri desideri… poi il meteo ad una settimana ci ha buttato giù, e lei ha saputo sconvolgere tutti i piani in pochissimo e a riprogettare tutto, rendendolo se possibile ancora più bello.. il nostro matrimonio non sarebbe stato così meraviglioso senza di lei"
Una meravigliosa Wedding Planner
Premetto che sono un uomo unito civilmente con un altro uomo. Eliminerei la parola matrimonio perché di fatto non è un matrimonio ma una unione civile, eviterei la parola sposi perché anch’essa è fuori luogo. Aborro quando mi dicono tuo marito ( io non sono sua moglie) perché è inutile apparire emancipati con l’uso di termini soprattutto inappropriati. Lui è Fabio per chi lo conosce e per chi no o non ricorda il nome si usa il buon senso ” salutami la tua dolce metà “